Merletto Italiano


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Il merletto ad ago

Le Tecniche

Il merletto ad ago, presente in molte regioni italiane in varie forme e con vari nomi, affonda le sue radici nell'arte del ricamo ed in particolare del reticello: una tecnica di ricamo sfilato in cui, lasciando solo pochi fili del tessuto originario come sostegno e sfilando e togliendo tutti gli altri, si ricostruisce parzialmente il tessuto costruendo con ago e filo una serie di motivi decorativi prevalentemente geometrici che possono essere anche molto complessi.
Secondo un'opinione ormai consolidata fra gli studiosi, il merletto ad ago nasce nel momento in cui, rovesciando il ragionamento, invece di sfilare il tessuto per ottenere i pochi fili necessari a sostenere il lavoro si abbandona completamente il supporto tessile e si parte dal solo filo per creare i passaggi di sostegno appoggiandosi ad un supporto non tessile (oggi spesso si usa il cartoncino); il supporto viene eliminato alla fine del lavoro e il merletto successivamente viene applicato al tessuto, o comunque utilizzato per il suo scopo.

Questo tipo di tecnica è comune alla maggior parte dei merletti ad ago presenti nel nostro Paese: dal pizzo di Burano (in cui il lavoro è tradizionalmente appoggiato ad un cuscino, il che permette di avere entrambe le mani libere per guidare il filo) all'Aemilia Ars e al pizzo di Maglie (in cui si lavora tenendo in mano il supporto, costituito in genere da più strati di cartoncino sottostanti il disegno).

Un'eccezione è rappresentata dal puncetto, o punto saraceno, che ha un'origine e una tecnica diversa.
Si tratta infatti di un merletto di origine araba che troviamo in Valsesia dove viene utilizzato per il costume tradizionale. Si lavora in mano, senza un disegno sottostante, formando con l'ago una serie di piccolissimi nodi, in giri di andata e di ritorno, che vanno a comporre disegni di tipo geometrico.





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