Il Merletto Aquilano
L’Aquila vanta una poco conosciuta ma antichissima e prestigiosa tradizione nella produzione del merletto a fuselli.
Non si conoscono esattamente le origini di questo merletto che spicca, nel panorama più generale del merletto italiano, per il suo appartenere alla categoria del merletto a fili continui. Certo è che nella città dell'Aquila era fiorente l'attività della passamaneria, dalla cui tecnica pare derivi quella del merletto a fuselli, e che vi sono testimonianze di una diffusa produzione di merletti già dalla fine del XV secolo. Sembra infatti che nel 1493 i cavalieri al seguito della regina Isabella, recatasi all'Aquila per rendere omaggio alle reliquie di San Bernardino da Siena, siano rimasti particolarmente colpiti dalla bellezza dei merletti che ornavano gli abiti delle donne della città.
A seguito della pubblicazione, nel corso del XVI secolo, di vari libri di modelli (i cosiddetti modellari) e dei contatti sempre più frequenti con realtà anche molto lontane (la città era molto importante dal punto di vista commerciale: tra i suoi prodotti, richiesti nella penisola italiana ma non solo, ricordiamo lo zafferano, la lana, il lino e la seta), il merletto aquilano continuò a progredire e ad impreziosirsi, restando comunque fedele alle proprie caratteristiche: la lavorazione in un unico pezzo, con un elevato numero di fuselli, ed il proverbiale candore del filato adoperato, preparato dalle suore che coltivavano il lino nei giardini dei numerosi conventi.
Nel XIX secolo il merletto aquilano visse il suo periodo d'oro. La produzione venne portata avanti non solo dai conventi e dalle nobildonne, ma anche attraverso la creazione di istituti, scuole e laboratori che diedero a centinaia di donne un'opportunità di guadagno. Il punto aquilano, così diverso dagli altri merletti italiani, in particolare dal più conosciuto merletto veneziano, ottenne numerosi importanti riconoscimenti e prese parte a svariate esposizioni. A questo periodo sembra risalga la tecnica del cosiddetto "punto nuovo" o "commerciale", un'espressione in qualche modo spregiativa per definire una tecnica semplificata rispetto a quella tradizionale, legata appunto ad esigenze di vendita.
Sul finire del secolo nasce l'Istituto Professionale Femminile, che diventa subito celebre per la qualità della sua produzione, prendendo parte a numerose esposizioni e riportando svariati riconoscimenti; celebre, tra i suoi manufatti, il merletto eseguito su commissione della regina Margherita, prodotto in 7 anni (ma non finito) con ben 7.000 fuselli.
Nel XX secolo, un po' come in tutta Italia, si è avviato un processo di decadenza e una perdita di interesse nei confronti del merletto, anche se l'attaccamento alla propria cultura e alle proprie tradizioni tipico di questa terra ha fatto sì che esso non venisse mai meno del tutto, a differenza di quanto avvenuto altrove.
A partire dagli anni Ottanta, si è assistito ad un progressivo recupero di interesse nei confronti questa tradizionale lavorazione, testimoniata dallo svolgimento di una serie di esposizioni di manufatti antichi e moderni e, soprattutto, dal fiorire di laboratori, associazioni e corsi che ripropongono l'insegnamento della sua peculiare tecnica.