Il pizzo di Cogne
Preziosi e raffinati i merletti di Cogne narrano, con le loro sottili trame, una storia antica di quattro secoli, che, secondo la tradizione, avrebbe avuto inizio nell’anno 1665. All’epoca, pare, si rifugiarono in Valle d’Aosta alcune monache benedettine fuggite dal monastero di Cluny; le religiose, ospiti in alcuni comuni della regione valdostana, insegnarono alle donne del luogo l’arte del pizzo al tombolo.
Secondo una testimonianza contenuta in un testo del 1905, l'arte del merletto sarebbe stata introdotta - o reintrodotta - a Cogne nel 1853 da Honorée Guichardaz, sorella del sindaco, che, avendola appresa nel comune di Saint-Nicolas (dove con ogni probabilità l'arte esisteva da lungo tempo), la insegnò a sua volta e la diffuse tra le donne del paese.
La confezione di merletti al tombolo in quel di Cogne si è tramandata di madre in figlia unicamente attraverso l’insegnamento e l’esperienza diretta, a differenza di analoghe produzioni francesi e belghe che si avvalgono di cartoni riproducenti i vari disegni.
Miracolosamente giunta ai giorni nostri, nonostante o per merito di questo fragile collegamento, l’arte del pizzo al tombolo testimonia anch’essa il tenace attaccamento della gente valdostana alla tradizione.
Le abili dita femminili intrecciano motivi con il velocissimo gioco dei fuselli avendo come unica guida il tessuto a quadretti del tombolo (un cerchio, il “coessein”, imbottito con paglia e lana, sostenuto dal suo singolare “cavalot”, mobiletto in legno scolpito con il classico motivo del rosone, il monogramma di Cristo e l’anno di fattura, il nome della sua prima proprietaria).
L’intreccio, in refe di lino, si realizza adoperando numerosi fuselli, con la tecnica cosiddetta "a fili continui".
Sul tombolo, a cui il lavoro viene fissato con spilli dalla capocchia multicolore, nascono stupende stilizzazioni di animali, fiori, oggetti dal nome arcaico ed evocativo nella lingua del paese. Questi tipi di rara bellezza rappresentavano per le donne di Cogne l’ornamento per eccellenza, la nota raffinata e frivola sull’abito severo e rigido di nero “drap”.