Piccola storia del merletto italiano
Ricamo e merletto rappresentano da sempre uno spaccato di vita quotidiana delle donne che in esso manifestano un riflesso del loro sapere e sentire. Una piccola arte, dunque, che ha attraversato i secoli con la sua storia e che oggi è tornata di moda, sull'onda lunga del ritorno al fai da te, per il piacere di riscoprire antichi gesti e di realizzare piccoli preziosi manufatti.
Non vi sono certezze sul momento esatto in cui apparve il merletto, nè sulla sua paternità; ma è certo che l'Italia in questa storia gioca un ruolo da protagonista.
Uno dei primi riferimenti documentati compare in una legge suntuaria veneziana del 1476, che prevede severe sanzioni per chi non limiti nel proprio abbigliamento, fra l'altro, il "ponto in aiere".
Molteplici indizi nei documenti e nelle immagini pittoriche portano ad ipotizzare un'origine veneziana per il merletto ad ago.
Più controversa l'origine del merletto a fuselli: ma un'importante testimonianza contenuta in uno dei più celebri libri di modelli dell'epoca, il "Nuw Modelbuch", edito a Zurigo nel 1561-1562, fa ritenere altamente probabile anche in questo caso un'origine, se non veneziana, italiana:
"Tra le varie arti non va dimenticata quella iniziata venticinque anni fa nel nostro paese: il merletto infatti è stato introdotto nel 1536 da mercanti provenienti dall'Italia e da Venezia".
Il successo dei merletti, ad ago e a fuselli, nella moda e nell'arredo determina un forte aumento della domanda e quindi della produzione, in Italia e in Europa, generando flussi di denaro consistenti e dando origine a vere e proprie guerre commerciali. Celebre è da questo punto di vista la nascita dell'industria del merletto in Francia ad opera di Luigi XIV e del suo ministro Colbert, che nel 1665 decretano l'apertura in tutto il regno di "manifatture di ogni tipo di lavoro con il filo, tanto ad ago quanto a fuselli, alla moda dei punti che si fanno a Venezia, a Genova (...) e in altri paesi stranieri, e che saranno chiamati Poincts de France".
La Rivoluzione Francese, con la caduta dell'ancien régime, i mutamenti intervenuti nella moda (il merletto scompare dall'abbigliamento maschile) e la Rivoluzione Industriale in Inghilterra, con l'avvento delle macchine tessili e la diffusione dei merletti meccanici, determinano il crollo del mercato del merletto a mano, ma non la sua scomparsa.
Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo fioriscono in Italia una serie di iniziative a sostegno dell'arte, in linea con la tendenza alla riscoperta dell'antico, o revival, e con il diffondersi delle idee del movimento delle Arts and Crafts di William Morris. Si tratta di attività per lo più filantropiche organizzate e gestite da nobili dame, che però hanno un notevole successo e una valenza inedita per il loro farsi strumento di emancipazione delle donne impegnate nella produzione. Il culmine di queste iniziative si ha con la costituzione nel 1903 delle "Industrie Femminili Italiane".
La Grande Guerra porta nuovi importanti cambiamenti nella moda femmminile: il merletto è ridotto a mera guarnizione dei capi di corredo, di biancheria intima o degli abiti da cerimonia. Si cercano nuovi sbocchi, e nel periodo tra le due guerre nasce il merletto d'arte. Numerosi artisti dell'epoca disegnano modelli per ricami e merletti che propongono sulle più note riviste del settore.
Il Sessantotto e l'emancipazione femminile, con il rifiuto dei modelli e delle attività tradizionali, sembrano dare al merletto il colpo di grazia; ma ancora una volta non è così.
Nel 1977 la mostra "I pizzi. moda e simbolo" (Milano - Venezia, 1977) ottiene un grande e per certi versi inatteso successo. E' l'inizio di un percorso in cui si susseguono mostre e iniziative di ogni genere in tutto il territorio italiano che portano ad un rifiorire quasi prodigioso dell'arte che giustamente è stato definito un "Nuovo Rinascimento".
Attualmente il merletto vive una stagione matura ed è solidamente presente nel territorio italiano con un gran numero di musei e raccolte private, scuole, associazioni, insegnanti ed appassionati che operano sia per la riscoperta e valorizzazione dell'antico sia per la sua rivisitazione in chiave moderna.